Il Porco
“Albi, nostrorum sermonum candide iudex, quid nunc te dicam facere in regione Pedana? scribere quod Cassi Parmensis opuscula uincat an tacitum siluas inter reptare salūbris curantem quidquid dignum sapiente bonoque est? non tu corpus eras sine pectore: di tibi formam, di tibi diuitias dedĕrunt artemque fruendi. quid uoueat dulci nutricula maius alumno, qui sapere et fari possit quae sentiat et cui gratia fama ualetudo contingat abunde et mundus uictus non deficiente crumīna? inter spem curamque, timores inter et iras omnem crede diem tibi diluxisse supremum: grata superueniet quae non sperabitur hora. Me pinguem et nitidum bene curata cute uises, cum ridere uoles, Epicuri de grege porcum.“


“Albio, imparziale critico dei miei Sermoni, che cosa dovrei consigliarti di fare oggi nella zona di Pedo? Scrivere qualcosa che superi i libelli di Cassio Parmense o passeggiare per i boschi salubri in silenzio , meditando su tutto ciò che è degno di un uomo saggio ed onesto? Non eri né sei un corpo senz’anima; gli dei ti concessero i doni e l’arte di goderne. Che cosa può augurare di più al suo dolce protetto una nutrice, se non che possa provare sentimenti e saperli esprimere e in che ospiti in sé la bellezza, il successo, la salute e uno stile di vita decoroso, sempre che non sia vuoto il portafogli? Tra la speranza e la preoccupazione, tra le paure e gli sdegni, considera che ogni giorno della tua vita sia per te l’ultimo; ti giungerà gradita l’ora che non si è sperata. Quando vorrai stare in compagnia, vieni a trovare me, grassottello e lucido porco del gregge di Epicureo dalla pelle ben curata”
Orazio si immagina così: stempiato, tarchiatello, pieno di una sorridente bonomia, amante della “venere facile” e dei piaceri della tavola. Nelle sue Epistole, che sono raffinate composizioni in endecasillabi, ci insegna a non ricercare in un futuro incerto o in un passato irriproducibile le basi della felicità, ma di godere del poco che la vita concede.
Il suo destinatario è Albio, probabilmente Tibullo, legato da vincoli sodali con il poeta di Venosa; l’occasione, salutare l’amico ritiratosi nella sua villa Pedana (tra Tivoli e Roma), si apre ad un’ampia e divertita fotografia della situazione idillica di ogni vita.
L’epicureismo che permea l’epistola è talmente evidente che lo stesso Orazio si permette di smitizzarne la vena filosofica, autodefinendosi “porco del gregge di Epicureo”, riprendendo le parole dei detrattori di Epicureo, sgomentati da una visione ristrettamente focalizzata sulla ricerca del piacere (cfr. Cic. In Pisonem 37).

ECCO, TUTTO QUESTO SIAMO NOI
…LA BIRRERIA IL PORCO…